Il commento è paradossale, considerata la fonte, però è anche il più realistico. Per il segretario Uil Angeletti, l’incontro-monstre di domani tra le parti sociali e il governo «sarà un rito, avremo solo informazioni carenti». Paradossale, perché sono stati i sindacati a imporre al premier (che non la voleva) la liturgia della lunga tavola apparecchiata a palazzo Chigi. Realistica, perché proprio la pletora di oltre 70 organizzazioni convocate fa capire che nell’occasione il governo farà appena un gesto di cortesia.
Altro discorso vale per gli incontri di oggi con Pdl, Terzo polo e Pd, durante i quali emergerà meglio la sostanza della manovra che lunedì si trasformerà nel primo decretone del governo Monti.
A maggiori informazioni non corrisponderà però tanto potere in più per i partiti. L’impressione è che, qualunque sia il contenuto della manovra, il governo sia determinato a spianare ogni resistenza. Due settimane concesse al parlamento per convertire il decreto e soprattutto, fra lunedì e martedì prossimi, un’offensiva comunicativa da far impallidire Berlusconi tra discorsi parlamentari, conferenze stampa per italiani e stranieri e apparizioni nel prime time televisivo.
E poi, appena fatta la manovra, via a Bruxelles per il fine settimana che potrebbe decidere delle sorti dell’euro e dell’Europa: giornate nelle quali l’Italia potrebbe perfino giocare da protagonista.
Verrebbe da dire: vai Monti. Questa è la marcia che serve, l’unica possibile, e questo è il momento, prima che l’Italia dei veti e delle corporazioni (già rimessasi all’opera) possa mettersi di traverso.
E lo diciamo. Vai Monti.
Anche perché, come Europa documenta oggi, tutte ma proprio tutte le misure di cui si parla in questi giorni rientrano pienamente nel bagaglio di idee, proposte, ragionamenti, ipotesi, progetti che negli anni hanno avuto legittimo corso nel centrosinistra riformista, anche se magari non si sono sempre imposti come maggioritari.
Siamo sicuri: non ci sarà nulla da cui prendere le distanze perché alieno, nulla da subire come una condanna, nulla di cui lavarsi le mani (operazione del resto difficile una volta che i provvedimenti saranno stati votati in parlamento, come sarà, sia pure dopo prevedibili e concordati aggiustamenti).
La durezza equa di Monti sarà una durezza nella quale il Pd potrà e dovrà riconoscersi pienamente. Meglio abituarsi fin d’ora all’idea.